Nel Regno del Silenzio
Sono stanco, Iosif,
la mano nell’acqua,
tra le selci, si squama.
Non tiene più la penna;
cade, piega la punta
e lascia sul foglio
macchie d’inchiostro
e sangue.
Carezza la mia nuca
come allora;
lo sguardo è spento
e le scintille delle mie
braci tacciono,
nella cenere.
Fratello maggiore,
senza lenticchie
ti chiedo aiuto. Ancora.
Come allora.
È ora che m’immerga
nel mare tuo
della dimenticanza
e ho paura.
[da Il canto della Moabita, 2021]
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