Può esserci una stanza senza centro di gravità? Dove per pura volontà dell'altro i mobili senza volontà ripetono tutti i movimenti degli astri. Puoi allora senza saperlo vedere i divani subire la rotazione del sole, così da sorgere lì dove c'erano i lumi, retrocessi al nadir della loro rivoluzione. Può essere dannata una vita senza pareti.
Ci sono giorni che a raccontarli non basta, storie che non si sentono più, storture che s'imparano piano. E lo so da qui, da questo angolo imparato a memoria a malapena ieri.
. E' accettare questo continuo vedere prima che la vita accada prima che qualcuno bussi e qualcosa si compia definitivamente E' questo tirare la fune del destino sperando che il cielo ci segua come un aquilone, è il non sapere che ci salva, irrimediabilmente
Li vedi quelli che disgrazia li coglie: hanno un solco nella faccia che non sanno più colmare e gli zigomi alti a pelle tesa del tamburo. Non gli ridono gli angoli degli occhi e non gli vengono i secondi pensieri perché cercano i primi. Ma vanno sereni. Non c'è strada che non abbiano percorso, né meta che gli manchi di doppiare. Rivisitano il luogo del loro sollievo e del piacere che nessuno abbandona, nella vita, per sempre. Vorrei avere lunghe dita per toccargli la testa e farli girare avanti, dov'è ora. Cambia perfino il pigmento delle palpebre se speri e non si chiudono.
Amore mio, ti lascio tutti i monti che ci separano, tutti i repertori che ti servono, tutti i telefoni muti e pervicaci, tutti i bar a riparo delle piogge e tutto il cielo per guardare stelle e rondini e spiccare immacolate libertà di volo. Però tu lasciami l'amore, il suo turbine di vento (ed io la foglia). Lasciami l'amore, amore, che te lo regali; come un frutto rubato nell'alba alla rugiada.
È l’ora. L’ora della culla uguale al grembo. Se è vero che la sete può morire morirò di te Premiandoti ruscello fino all’alba Per fingermi deserto all’imbrunire
Chiedimi il pensiero: la terra rovinata e il suo concime. Provami le ossa: le ruvide stampelle senza braccia. I laghi bruciano tortuosi ed io m’immergo Nuotando nel mio sogno Finché libererò il respiro E il vento parlerà per me
Chissà cosa dirà sfiorando l’erba, la fletterà ragione e poi imprudenza per confessarle mosso l’avvenire tre piccoli minuti
La tavola ha il suo pasto e il pasto, le sue fauci, Se c’ero ieri e prima, la fame era il mio vuoto, Un lampo senza cielo o un raggio incerto. E adesso nutro gli occhi e Dio lo sa
Fatica senza gloria: l’affetto è un disco muto E il suono alle meningi mi ripete Come preghiera sola eternità Da esprimere murata
È l’ora. L’istante che non c’è raggiunge il suo maltempo Nel pianto la pioggia prende forma Bagnando solamente la parola Da farci un’illusione o l’infinito
Sei l’anima del tempo, la carne ritornata che non può E la mia luna febbre Tutta neve